Sabato 3 Ottobre a FERRARA, “NON HO ALTRO DA AGGIUNGERE”

 

Razan, è fuggita dalla Siria in guerra insieme ai figli. La sua storia e quella delle altre persone che cercano di superare le frontiere dell’Europa.

“Non ho altro da aggiungere”

Sabato 3 Ottobre,  h21:30 - TEATRO COMUNALE Ferrara, corso Martiri della Libertà 5

 

 

Reading scenico di Valentina Carnelutti e Lorenzo Declich, regia di Stefano Scherini con Valentina Carnelutti al Festival di Internazionale per commemorare il naufragio di Lampedusa e raccontare una storia importante.
Nel corso della serata saranno proiettati tre brevi filmati di Stefano Liberti: “Borderline”, migrazioni e frontiere.
In collaborazione con Open Society Foundations per Festival Internazionale 

Grazie a Mavì Taten per l’abito di Valentina Carnelutti e grazie alla Associazione Culturale Mitmacher per la consulenza.

 

Razan è una donna, siriana, madre di due figli. E' fuggita dal suo paese con la sua famiglia, a causa della guerra, ed è approdata in Egitto, dove non ha trovato il futuro che voleva. Contro il parere di suo marito, che è rimasto al Cairo, ha affrontato da sola il viaggio in barca verso l'Italia, portando con sé i bambini. Un "viaggio dalla morte" alla fine del quale per loro c'è stata solo, di nuovo, incertezza. Ora è di fronte alla Commissione che esaminerà la sua richiesta d'asilo in Italia. E' lei stessa ad aver chiesto di essere ascoltata, vuole spiegare, raccontare, esporre le sue buone ragioni. Pensa di averne, pensa che la Commissione capirà il suo punto di vista, pensa di avere tante buone carte da giocare per farsi accettare in Italia. Ma la situazione in cui viene a trovarsi non è come se l'aspettava: gli ufficiali di polizia di storie come quella di Razan ne hanno già sentite a centinaia e non sembrano desiderosi di ascoltarne un'altra. Noi non li vediamo, non sentiamo cosa dicono, possiamo solo pensarli - grazie alle reazioni di Razan alle loro domande - mentre sprofondano stanchi e annoiati nelle loro sedie, in attesa di staccare dal turno di lavoro.

* il nome di Razan scelto per la nostra protagonista è un omaggio a Razan Zaitouneh

 

 

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La tragedia di Lampedusa è stata il naufragio di una imbarcazione libica usata per il trasporto di migranti avvenuto il 3 ottobre 2013 a poche miglia del porto di Lampedusa. L'affondamento ha provocato 366 morti accertati e circa 20 dispersi presunti, numeri che la pongono come una delle più gravi catastrofi marittime nel Mediterraneo dall'inizio del XXI secolo. I superstiti salvati sono 155, di cui 41 minori (uno solo accompagnato dalla famiglia).

I superstiti del naufragio sono stati inseriti nel registro degli indagati e accusati di reato di clandestinità per essere entrati illegalmente in Italia, secondo le leggi sull'immigrazione vigenti al momento del disastro. Nessuna inchiesta o indagine è stata aperta in merito a eventuali errori e ritardi nei soccorsi...

 

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“Non ho altro da aggiungere.” 

chi è la persona che oggi scappa dalla siria? chi è che chiede asilo? qual’è la sua urgenza? che cosa lascia? 

e noi? in che modo possiamo farle spazio? sappiamo almeno accogliere la sua storia? 

in scena una donna, come le donne che saranno sedute tra gli spettatori. non fa pensare a una terrorista, né a una santa, non porta il velo, non è sporca, la sua apprensione fa simpatia. è in ritardo, si scusa, si presenta. è il suo turno? quanto deve durare questo incontro? deve parlare qui? 

c’è un microfono sul tavolo oltre a un plico di fogli e cartelline. 

la donna si riconosce nel grande schermo che riproduce il suo volto in tempo reale. 

gli spettatori colgono di lei ogni fremito. stanchezza per ora, timore, ma anche la gratitudine di essere viva e di poterlo raccontare. diventano loro i membri di un’ipotetica commissione che avrà facoltà di deliberare. accolta o respinta. 

è rispondendo alle domande del formulario per la richiesta d’asilo che razan comincia a tracciare la storia del suo viaggio, e del suo approdo. è nelle pieghe delle sue risposte che si rintracciano frammenti di un paese messo in ginocchio dalla guerra, della complessità dei regolamenti per salvarsi, di che cosa sia essere la madre di due bambini e desiderarne il bene a costo di sentirli fradici e ghiacci nel buio del mare aperto. è nel tentativo di celare l’inquietudine per il marito di cui non ha notizie da settimane che si intuisce la natura di una fede, e nel suo crollare che si rivela lo sfinimento, e il timore di non vederlo più.

“avevamo posticipato tutti i nostri progetti fino all’arrivo perché… forse muori e non arrivi”

ma è arrivata in Italia e per il regolamento di Dublino è qui che deve chiedere asilo. riconoscente e smarrita razan è una su migliaia.

vorrei che alla fine di questo monologo ogni spettatore, si ponesse intimamente la domanda se ha spazio o no per riconoscere in questa persona innocente una sorella da sostenere, indipendentemente dalle sue qualità, semplicemente perché è nata e viva e qui, ora. 

credo che il racconto diretto e in primo piano arrivi al cuore e all’animo in maniera più efficace di quanto non possa un’intervista, sempre mediata dal suo contenitore (uno schermo televisivo, un computer, un format). credo che mettendo il corpo in una narrazione si possa implicitamente suggerire anche a chi ascolta di mettere il proprio. per questo dopo aver seguito alcune vicende di migrazioni grazie al giornalista stefano liberti ho deciso di reinventare un’ipotetica storia perché diventasse al tempo stesso testimonianza e domanda aperta. per questo ho chiesto all’islamista e scrittore lorenzo declich di costruire insieme a me questo monologo - audizione. per questo ho proposto al regista teatrale stefano scherini di seguirmi nella messa in scena e per questo ho deciso in prima persona di interpretare razan. è una donna come me, basterebbe ruotare il mondo di pochi gradi e sarei io al suo posto.

il debutto al festival di internazionale il 3 ottobre a due anni esatti di distanza dal tragico naufragio di lampedusa vuole solo essere la prima tappa di un percorso che immagino anche travalicare i nostri confini, nell’ipotesi di apertura che il testo stesso suggerisce (la mia dimestichezza con le lingue straniere mi permette di interpretarlo indifferentemente in inglese francese e spagnolo).

il formato della pièce non esclude che si possa proporre anche in teatri classici o luoghi alternativi, così come è previsto che si svolga sia all’aperto che al chiuso. la performance dura poco meno di un’ora e si può replicare in circostanze diverse. schermo telecamera e microfono sono gli unici strumenti indispensabili perché si dispieghi la narrazione.

razan ripete questa frase “se è buono per me, rendimelo facile, se è cattivo rendimelo difficile”.

vi aderisco ringraziando sin da ora stefano liberti, lorenzo declich e stefano scherini che con immediatezza mi hanno reso facile la costruzione di questo progetto.

valentina carnelutti

Lorenzo Declich (1967), dottore di ricerca di “Islam: storia e filologia” (2001), ha studiato Islamistica all’Università di Roma “La Sapienza” (1993) e ha insegnato Storia dell’Islam nell’Oceano Indiano all’Università “L’Orientale” di Napoli (2002-2006). Co-traduttore dall’arabo di saggi (Fandango, 2007) e romanzi (Neri-Pozza, Sellerio, Mondadori, 2007-2013), ha introdotto e curato Islam e laicità (di Abdou Filali-Ansari, Cooper-Castelvecchi, 2003). Ha collaborato con diverse testate giornalistiche, anche on-line (Il Manifesto, Confronti, Avvenimenti, Loop, Repubblica.it, Europa, Rai TV - La Storia siamo noi, Limes, Limes online, The Post Internazionale, Nazione Indiana, 1991-2015). Del 2015 è il suo "L'islam nudo: le spoglie di una civiltà nel mercato globale" (Jouvence).
Stefano Scherini (Torino, 1971) è un attore e regista Italiano.Al cinema ha lavorato con diversi  registi tra i quali Peter Greenaway, Carlo Lizzani, Giuseppe Tornatore, Davide Ferrario, Francesca Archibugi. In teatro, oltre a recitare nei principali stabili e festival nazionali si è particolarmente dedicato a spettacoli di impegno politico e civile. Tra questi, "Suite Sarajevo" di cui ha curato anche la regia, a partire da testi di Moreno Gentili, che ha debuttato al Festival della letteratura di Mantova nel 2009, sul conflitto nei Balcani; "La Notte" dal testo di Elie Wiesel, spettacolo didattico sul tema della Shoà con la partecipazione video dello stesso Elie Wiesel. È tra i fondatori della compagnia Archivio Zeta di Firenze con cui ha elaborato e interpretato diversi progetti teatrali presso il Cimitero di Guerra Tedesco del Passo della Futa, ottenendo l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica. Ha inoltre diretto e interpretato "Eclissi d'Uomo", spettacolo commemorativo della Grande Guerra inserito nel programma ufficiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, attualmente in tournée e la pièce "Iliade - mito e guerra" che sarà in programmazione al Piccolo Teatro di Milano nel prossimo gennaio 2016.

 

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