Una performer rara, speciale, “a parte”. Di quelle attrici che - come Ida Lupino o Mai Zetterling - riscrivendo e rimontando con il corpo, lo sguardo e la voce un personaggio, colgono il segreto per catturarli tutti (e liberarli, e interconnetterli allo spazio e al tempo). Diventano così registe, cioé soggetti critici pericolosi, eredi di Orson Welles.
Tranne che da piccola (visto che l’esordio sulla scena è sotto la direzione del padre, Francesco Carnelutti, un testo di Pessoa, Mal de viver, 1989) Valentina Carnelutti infatti è una ‘bad girl’ globale. Il personaggio di Veronica Colombo, la donna politica mafiosamente corretta, l’ambigua portabandiera del male assoluto in Squadra Antimafia (2012-2015), serie tv che l’ha svelata al grande pubblico, ne sintetizza bene autonomia, volontà di potenza, eccentricità, mistero e indocilità. Apre provocatoriamente in Africa la sua carriera di director, nel 2011, mettendo con le spalle al muro le buone intenzioni di troppe ong che continuano a sottosviluppare il più ricco e bello dei continenti (Melkam Zena – Good News) teleguidate dall’Occidente rapace.
Fuori schema, fuori fruizione, crudeli (nel senso di riportare ogni trucco espressivo al proprio stadio “crudo”) sono gli oggetti d’affezione scenici, Majakowskij e Duras, Sellars e Giuseppe Bertolucci, Alda Merini e Natalia Ginsburg. E’ suo (anche nella scrittura) l’interrogatorio di un cittadino serbo che racconta la guerra che ha frammentato l’ex Jugoslavia, il regista/attore Damir Todorovic, complice una macchina della verità, in As It Is, allestito al festival di Bellouard e a Santarcangelo (2012). E’ suo il monologo scenico Nient’altro da aggiungere (2015) che ci introduce nella più complicata delle guerre in corso, il conflitto siriano, dal punto di vista di una donna profuga.
Aritmiche, sempre estreme (impegno politico-sociale totale da una parte, divertimento totale dall’altra), le complicità di set: Gianni Zanasi e Giovanni Veronesi, Citto Maselli e Wilma Labate, Lucio Pellegrini e Giovanni Maderna, Angelo Orlando e Antonello Grimaldi, Enrico Pau e Paolo Virzì (con il quale sta per finire La pazza gioia, dopo Tutta la vita davanti), Pippo Mezzapesa e Vittorio Sindoni, Stefano Savona e Alberto Negrin, Guido Chiesa e Marco Tullio Giordana… Inusuali i tour emozionali in giro per il mondo (quel vuoto messicano tra il 1997 e il 1998, per esempio, molto eisensteiniano), triangolare (Francia, Spagna, Italia) la sua residenza. Carmelo Bene direbbe: “sempre pronta a buttarsi dalla finestra”, vista le continue deviazioni, detour e sospensioni cui sottopone la carriera, dall’abbraccio a Bollywood (Il fachiro di Venezia, nel 2008, per la regia di Anand Surapur) alla full immersion, ancora prima, 1994, nel wellesiano “Lee Strasberg Workshop”. Infatti parla, pensa e ride correntemente in francese, inglese, portoghese, spagnolo e atzeco. Theo Angelopoulos, Steven Soderbergh, Roger Young (nel televisivo Barabba, dove è Mary, 2012) e Ridley Scott se ne accorgono. Ma lavora anche con cineasti esploratori senza rete come i filmaker autonomi e indipendenti Giovanni Sinopoli che nel 2008, le chiede di interpretare l’orecchio assoluto di una violoncellista in Hertz, un corto sulla ‘ipersensibilità dell’udito’. O come Antonio De Palo (L’ombra di Caino, 2014), che la guida dentro gli appunti sulla non violenza di Don Tonino Bello.
Valentina Carnelutti inventa nel 2003, con Vittorio Moroni, impertinenti metodi di distribuzione quando un lungometraggio senza padrini come Tu dei essere il lupo, andava imposto a forza sul tossico mercato italiano secondo il sistema “porta a porta” di Giorgio Diritti. Alterna scena e grande schermo, meglio se off off, scrittura giornalistica e “privata”, letture e radiodrammi radiofonici (Primo Levi, Grazia Deledda, G.G.Marquez e Joseph Conrad…), festival (che comincia a vincere anche come regista, grazie al balletto macabro-festoso Recuiem, 2013) e insegnamento, esibizioni come cantante (Conduction n.185/1 The perfect spirit al festival di Santarcangelo di Romagna nel 2009) e home movie segretissimi e ancora inediti (il misterioso duetto intimo, un work in progress intitolato Re di noce) invece di imbambolarsi, sempre e solo, nella prigione, anche se feconda aurea, del ‘piccolo schermo’.
Bad, bad girl. Perché il suo sguardo incenerisce, la sua voce irretisce e il suo corpo crea geometrie da Anna Pavlova... Perché con il musicista neroamericano d’avanguardia Lawrence D. “Butch” Morris è stata protagonista di un esperimento pascoliano transartistico e radicale come Coro dei poeti.
L’attrice/autrice Valentina Carnelutti è una ‘monade’ speciale, in esodo perenne, hard rock, originale, esperta, e indocile all’interno del nostro sistema attoriale. Un’italiena vera. Figlia dell’attore e regista Francesco Carnelutti, nata a Milano, ma romana e mamma da subito, segno acquario, dopo serissimi studi di danza e canto, esordisce sul palcoscenico con Pessoa, sotto la direzione del padre, cui seguono Cechov, La Cimice e La Confessione di Walter Manfré, Paese di mare, da Natalia Ginsburg, prima di un duetto tra lei e il microfono in The Story of a Soldier di Peter Sellars (che porta al Romaeuropa Festival), di La Maladie de la Mort (da Marguerite Duras) e Good Body di Giuseppe Bertolucci, da Eve Ensler (2007). Con Fabrizio Arcuri è “il padre” in An Oak Tree (2008) e con Angelo Orlando è Francesca in Casamatta Vendesi (2009). Poi porta in tournée un monologo che ha scritto dai testi e dalla vita di Alda Merini (Tutta la mia confusione, 2011).
Dal 1994 si era perfezionata nel “metodo Lee Strasberg” con i wellesiani Susan Batson, Geraldine Baron, Elizabeth Kemp e Marilyn Fried, di cui è diventata assistente, dividendosi tra Roma e New York. Successivamente partecipa a lezioni di “teatro rituale” con Richard Schechner e di mimica con Lydia Biondi e Marcel Marceau. Nel 1997 e nel 1998 studia regia teatrale e recitazione con Ludwik Margules al “Centro Nacional para las Artes” di Città del Messico. Dal 2012 terrà seminari e workshop di recitazione in numerose scuole di cinema e di teatro.
Esordisce nel cinema con i corti Maria di Daphne Mc Curdy (’93) e Marta Singapore di Barbara Melega (’94). Dopo Gianni Zanasi, Nella Mischia, lavora con Giovanni Veronesi, Il mio West (1998); Cecilia Calvi, Mi sei entrata nel cuore come un colpo di coltello (1999), Lucio Pellegrini, E allora Mambo! (1999), Ridley Scott, Hannibal (2001). E’ in L’amore imperfetto di Giovanni D. Maderna (2001), La meglio gioventù di Marco T. Giordana (2002), che vince a Cannes la sezione Un Certain Regard, Al cuore si comanda di Giovanni Morricone (2003), partecipa anche a Ocean’s Twelve di Steven Soderbergh (2004) prima di interpretare “Valentina” in Tu devi essere il lupo di Vittorio Moroni (2005). E’ in un episodio di Manuale d’amore II di Giovanni Veronesi (2006) ed è la protagonista, nel ruolo di un’assistente sociale (ex detenuta) di Jimmy della Collina di Enrico Pau (premio Cicae a Locarno e Ovidio d’argento a Sulmonacinema) e di un autobiografico “scherzo erotico”, Sfiorarsi, diretto da Angelo Orlando con cui firma la sceneggiatura. Seguono Caos Calmo di Antonello Grimaldi (2007) dove è la mamma; Vogliamo anche le rose di Alina Marazzi (2007) - è una delle tre “voci femministe protagoniste” (2008), Una notte blu cobalto di Daniele Gangemi (2008), Tutta la vita davanti di Paolo Virzì, dove è la nevrotizzata lavoratrice dei call center; Un gioco da ragazze di Matteo Rovere. È la leader drastica di un centro sociale in Le Ombre Rosse (2009), di Citto Maselli; l’insegnante di italiano di Mare piccolo di Alessandro De Robilant (2009). Con Wilma Labate è protagonista di Bugie (2009). E’ la madre in Il paese delle spose felici di Pippo Mezzapesa (2011). Del 2013 The stuff of Dreams di Stefano Savona, del 2014 Arianna di Carlo Salsa e del 2015 La pazza gioia di Paolo Virzì.
In tv dal 1999 (Non lasciamoci più di Vittorio Sindoni) dopo La Squadra, Don Luca, Una donna per amico e Il maresciallo Rocca (2003) di Giorgio Capitani, è coinvolta da Guido Chiesa nell’altra serie Quo Vadis baby e in Delitti imperfetti. Sempre con Vittorio Sindoni è nel tv-movie Madre come te, cui seguono Revelations della Nbc, Aldo Moro il presidente di Gianluca Tavarelli, Coco Chanel, dove è Sister Thérèse, entrambi del 2007. E’ Laura D’Oriano in Il caso Laura D’Oriano di Andrea Bettinetti (2010), la Zia in Dove è mia figlia di Monica Vullo (2011) e Ada Rossi, la protagonista di Un mondo Nuovo di Aberto Negrin (2014)
Per Radio Rai, dal 1998, ha collezionato indimenticabili radiodrammi (Se questo è un uomo, La tregua, Canne al vento, Cento anni di solitudine, L’agente segreto…) e i radio show Maigret di Tommaso Sherman; 102 minuti a Ground Zero, Aldo Moro, Un naso in salita di Massimo Guglielmi; Futebol 1 e 2 di Guido Piccoli…. Come doppiatrice dopo Il matrimonio di Lorna dei fratelli Dardenne, Il vento che accarezza l’erba di Ken Loach, Cantando dietro ai paraventi di Ermanno Olmi, La mia vita senza me di Isabel Coixet, è stata la voce italiana di Charlotte Gainsbourg in Antichrist (Lars Von Trier). Come autrice ha firmato da regia e la sceneggiatura del documentario Melkam Zena – Good News (2011), del corto Recuiem (2013) e del videoclip Le conseguenze dell’ingeniutà di Francesco Tricarico (2013).
Ha scritto, a quattro mani con Angelo Orlando, la sceneggiatura di Sfiorarsi, di cui è anche protagonista, e di Casa libera tutti con Andrea Caccia.
Ha ricevuto molti premi nazionali e internazionali per Sfiorarsi, Jimmy della collina, Tutta la vita davanti, Tu Devi Essere il Lupo, Recuiem (che ha vinto il Torino Film Festival ed è stato finalista ai Nastri d’argento). Il festival di Bari del 2009 l’ha nominata “migliore attrice italiana emergente”.
Roberto Silvestri